Salta al contenuto principale
Simone Deliperi, allenatore, Badesi
«Parto dal basso e sogno di allenare la Torres»

Deliperi, guantoni al chiodo e nuova avventura da tecnico: «Badesi è la piazza giusta per fare gavetta»

Una lunga parentesi da calciatore durata 25 anni si è conclusa ad inizio maggio e, ora, Simone Deliperi fa partire quella d'allenatore. Il filo conduttore è sempre il Badesi che, negli ultimi tre anni, ha avuto l'onore di essere inserito in coda alla lunga lista di società in cui l'estremo difensore classe 1980 è stato protagonista tra i pali (Calangianus, Campobasso, Sangiuseppese, Olbia, Caivanese, Vigor Lamezia, Acireale,Torres, Igea Virtus, San Teodoro, Nuorese, Ghilarza, Castiadas, Valledoria) e che ora gli concede l'opportunità di cambiare prospettiva in campo: stare in panchina a guidare gli ex compagni gialloblù con la speranza di diventare uno dei tecnici emergenti del calcio sardo.

«Sono stato molto fortunato da giocatore - osserva Deliperi - perché poche volte ho dovuto fare scelte uniche. Avendo smesso a maggio col calcio giocato avevo diverse possibilità di fare altro, come preparatore dei portieri, allenatore in seconda in altre categorie o accettare dei ruoli più manageriali. Avendo capito che negli ultimi anni, anche se giocavo, ragionavo da allenatore e due anni fa, quando i campionati regionali sono stati fermati subito dal Covid, l'esperienza che ho fatto alla Torres da vice di Giorico mi ha fatto capire che dovevo mettermi in gioco da allenatore. Voglio trasmettere le mie idee ad un gruppo di lavoro e avere un rapporto diretto coi giocatori». 

 

Perché la scelta di iniziare da Badesi?

«Io arrivo a Badesi perché in panchina sedeva Matteo Serra, un compare e fratello a cui ho voluto dare una mano da giocatore. Ho conosciuto un paese che mi ha accolto bene, un club con strutture nuove e una società seria formata da ragazzi giovani che vogliono crescere e hanno obiettivi importanti. Quando alla fine di questo campionato Matteo aveva fatto presente che, per esigenze di lavoro, avrebbe interrotto il rapporto di collaborazione dopo aver fatto un percorso importante con loro, la società ha iniziato a parlarmi di questa possibilità di poter essere io a guidare il Badesi visto che, nelle ultime stagioni, sono stato per loro un riferimento. In questi anni ho studiato da allenatore e ho accettato perché ritengo sia una categoria giusta per iniziare questa nuova fase della mia carriera, d'altronde i migliori tecnici sardi nel loro percorso hanno fatto "gavetta" o nei settori giovanili o nelle categorie minori. Io poi non mi accontento e ho l'ambizione per andare avanti sempre più in alto»

Tanti allenatori avuti in carriera, da chi prendere spunto?

«Ho fatto più di 25 anni di calcio giocato, nel 1996 avevo 16 anni e ho giocato 20 gare in serie D. In annate disastrose ho visto anche 4 cambi di allenatore, una fortuna perché anche da quello con il quale hai meno rapporti o ti è meno simpatico vai a cogliere un qualcosa di positivo che ti crea un bagaglio molto importante. Mi piace ricordare Franco Masia, che mi ha portato giovanissimo al Cagliari, una grande persona che non dimenticherò mai. Nelle stagioni fatte fuori dalla Sardegna ricordo con piacere Guido Ugolotti all'Acireale. Poi cito altri due coi quali rimango molto legato: Bernardo Mereu, preparatissimo e sapeva toccare dei tasti molto importanti, è stato un riferimento come lo è Mauro Giorico per altri aspetti. Entrambi mi hanno dato tanto e con entrambi ho avute esperienze non solo da giocatore, perché quando ho colloborato con la Rappresentativa Sarda Mereu ne era il coordinatore tecnico e con Giorico sono stato vice e prepartore dei portieri alla Torres. Poi ce ne sono altri che non sono stati miei allenatori ma sono dei riferimenti per come si stanno costruendo la carriera, faccio l'esempio di Paba che ha allenato nel settore giovanile per poi fare grandi campionati con Fertilia, Latte Dolce e Atletico Uri, o Mario Fadda che ha fatto le esperienze in Prima categoria con Siligo e Bonorva e ora ha portato il Taloro ai massimi livelli in Eccellenza, o Nicola Manunza, che è un amico dai tempi del Cagliari, e ha fatto una scalata impressionante col Monastir. Ecco mi piace diventare un allenatore che arrivi ad avere un mercato per il percorso fatto negli anni»

In quali aspetti dovrà distinguersi il Deliperi allenatore? 

«La mia priorità è essere leale e sincero coi giocatori. Nella mia carriera da calciatore mi sono rimasti dentro quei tecnici che ti dicono le cose in faccia e non altri che ti facevano credere altre cose ma ti stavano prendendo in giro e, nel frattempo, perdevano credibilità nel gruppo. È pur vero che essere sinceri può avere un effetto duro verso il giocatore che non ti accetta e per rabbia chiede di andar via ma almeno non potrà dire che non gli avrò parlato in faccia. La verità può essere scomoda e dare fastidio ma, alla lunga, vieni apprezzato. Poi ci sono altri aspetti che vanno di pari passo, come il lavoro sul campo, continuare a studiare, aggiornarsi, confrontarsi, l'essere disponibile col giocatore e diventare per lui un punto di riferimento, perché così da tutti loro otterrai qualcosa in più sul campo»

Come da calciatore vedremo anche un tecnico senza peli sulla lingua e pronto alla polemica?  

«Un allenatore dovrebbe prendere i difetti da giocatori e trasformarli in punti di forza quando passa dall'altra parte. La polemica con gli avversari, scagliarsi contro la terna arbitrale, l'uso distorto dei social ti porta appresso anche tante antipatie. Sono convinto che devi saper arrivare alla vittoria anche con l'eleganza e, in questo, Bernardo Mereu è stato un fenomeno»

Domanda scontata: a quando la guida della Torres?

«Se ragioni col cuore la vorresti allenare domani mattina ma se usi la testa capisci che devi partire dal basso e fare degli step importanti. Io ora inizio un percorso e, negli anni, bisognerà vedere se sarò all'altezza di allenare la Torres. Quando giocavo, ogni anno sognavo di indossare la maglia della Torres, e adesso ho il chiodo fisso di poterla allenare, in pratica sono come quel bambino di 4 anni che sogna di guidare subito la macchina. La storia dice che mi è sempre capitato di arrivare alla Torres in momenti difficili: in serie C2 dopo la ripartenza col lodo Petrucci mentre l'anno prima ci furono i playoff persi per la serie B e l'ambiente era demoralizzato perché si riniziava tutto da capo; nel 2011 accetto l'Eccellenza arrivando dalla C2 e avendo ancora mercato nei professionisti, in quegli anni non si riusciva ad uscire da quella catogoria e siamo andati in serie D; due anni fa ci ritorno come allenatore in seconda, in una situazione critica, ma serviva un riferimento all'interno di un gruppo di bravi ragazzi e abbiamo raggiunto l'obiettivo salvezza. Mi ha fatto sempre piacere essere lì in quei momenti perché vuol dire che ho dimostrato di tenerci»

L'ultima versione della Torres è quella che ha chiuso la stagione vincendo i playoff di fronte a 5mila spettatori

«Quando c'ero due anni fa, per via del Covid e delle limitazioni agli accessi allo stadio, c'erano i 300 tifosi che non hanno mai abbandonato la Torres. In quel momento ho visto una persona come Salvatore Sechi, innamorata della Torres ma che è stato criticato dopo averla riportata in serie D, mantenuta nel periodo Covid senza tifosi e con pochi sponsor e che poi l'ha lasciata senza debiti ma soprattutto in mano a dei sassaresi giovani e ambiziosi. Mi voleva a tutti costi nel progetto Tempio ma ha capito che le mie priorità erano altre. Conosco bene la nuova società, in particolare Pierluigi Pinna col quale mi capita spesso di parlare della Torres, e stanno lavorando benissimo. L'euforia c'è stata sin dall'inizio del loro arrivo e il giorno della finale playoff è stato bellissimo, il culmine di un trasporto lungo 10 mesi. Sassari ha fame di calcio e lo sanno anche le pietre, per troppi anni non si riusciva a resprirare un'aria così. Ma è anche vero che, in certe gare, la città ha sempre risposto bene, ricordo che in Eccellenza nella finale playoff contro il Fertilia c'erano 4mila persone. Ecco, se mai mi dovesse capitare di tornare alla Torres mi piacerebbe farlo in un periodo di grande entusiasmo ed euforia, perché penso anche di meritarlo»

 

In questo articolo
Squadre:
Giocatori:
Campionato:
Stagione:
2021/2022